L'S&P 500 scende sempre di più

Il principale indice statunitense, l'S&P 500, insieme al Nasdaq, tocca i livelli di novembre 2020, uno dei maggiori cali mai registrati in due anni dall'indice.

La performance dell'S&P 500 e del Nasdaq

Giorni fa, CEO di JP Morgan Jamie Dimon suscitato scalpore con il suo predizione che i mercati potrebbero cadere un 20% aggiuntivo dai livelli attuali. 

A giudicare da ciò che sta accadendo, a parte il sostanziale pareggio di oggi, il S&P 500 sta prendendo alla lettera le parole del dirigente della più grande banca d'affari americana. 

L'indice che racchiude le 500 società quotate alla borsa di Wall Street con la capitalizzazione più alta è sceso sotto quota 3600, livello che avrebbe potuto aprire un baratro per una discesa ben più clamorosa e in linea con le previsioni di alcuni analisti. 

Sfondato il supporto di cui sopra, l'indice si è attestato a 3588 iniziando un percorso discendente che potrebbe portarlo a raggiungere i temuti livelli che Dimon aveva ipotizzato. 

Se le perdite riscontrate nel settore delle small cap hanno colpito le società di minori dimensioni per capitalizzazione principalmente a causa della difficoltà di reperire materie prime a prezzi competitivi e dell'impatto delle bollette energetiche, le cose sono diverse per i grandi indici, quelli che sono rilevanti nel Nuovo Borsa di York. 

Quando si parla di S&P 500 e Nasdaq, tra le cui fila troviamo società tra le più importanti del tessuto manifatturiero statunitense, le perdite sono derivate principalmente da problemi legati all'export e all'aumento del costo del carburante. 

Il dollaro forte è un problema per le società che esportano prodotti verso paesi con valute più deboli, e questo colpisce le società quotate al Nasdaq e all'S&P. 

Nel caso delle società americane, il problema è di proporzioni considerevoli poiché tra quelle quotate nei due principali indici, dal 60% al 70% degli utili sono il risultato delle esportazioni. 

L'Opec dal canto suo non è venuta in aiuto a questo problema e in una riunione di giorni fa ha sanzionato un taglio della produzione giornaliera di 2,000 barili di petrolio. 

Dopo più di un anno di mercato ribassista, gran parte di ciò che ci si aspettava venisse scontato in questo tipo di mercato sia su azioni, materie prime e crypto lati (sebbene si tratti di un mercato con dinamiche più giovani che potrebbero riservare sorprese) è già stato scontato ma le incertezze che permangono nel radar degli analisti suggeriscono che c'è ancora spazio per il peggio.

Il panorama macroeconomico affonda i mercati

Il baratro è ancora incerto secondo alcuni influenti investitori e addetti ai lavori. Di questo parere è, ad esempio, Jamie Dimon, CEO di JP Morgan, una delle più grandi banche di investimento del pianeta come abbiamo visto sopra. 

Una perdita di un ulteriore 20% significherebbe vedere l'S&P 500 passare dagli attuali $ 3600 circa a $ 2880, il che danneggerebbe gravemente tutti quegli investitori che hanno già iniziato a ricostruire o altrimenti investire parte dei loro fondi. 

L'S&P 500 non solo ha raggiunto il suo livello più basso in un anno, ma come sottolinea Watcher Guru in un tweet, ha anche eguagliato il suo valore di novembre 2020 ben due anni dopo. 

Con un quadro macroeconomico alla deriva e venti di guerra sempre più aspri, non sembra esserci alcun barlume di inversione di tendenza e l'indice principale della Borsa di New York sembra avere già scritto il suo destino.

Non si sa quando chiuderà la paratoia, ma possiamo immaginare che tenere d'occhio l'inflazione e la stabilità geopolitica possa essere un incentivo davvero importante per la ripresa. 

In attesa dell'imminente price cap del gas dell'UE e delle contromisure americane per l'energia, l'S&P 500 continua la sua caduta, che speriamo sia il più breve possibile, consapevoli che statisticamente i mesi del mercato ribassista sono contati (almeno sulla carta). 


Fonte: https://en.cryptonomist.ch/2022/10/12/sp-500-falls-further-further/