Tre motivi per cui il modello stock-to-flow di PlanB non è affidabile

Negli ultimi due anni il modello stock-to-flow proposto da PlanB è diventato molto famoso. Uno studio quantitativo pubblicato sul sito planbtc.com mostra il modello e la previsione che Bitcoin (BTC) potrebbe raggiungere la capitalizzazione di 100 trilioni di dollari. Ovviamente l'industria delle criptovalute, me compreso, era affascinata dalla logica del modello e ancor di più dall'idea che potesse raggiungere e superare i 100,000 dollari già nel 2021.

Infatti, il modello stock-to-flow presuppone che ci sia una relazione tra la quantità di un metallo prezioso che viene estratto ogni anno (flusso) e la quantità già estratta in precedenza (stock).

Ad esempio, l'oro che viene estratto ogni anno è poco meno del 2% dell'oro in circolazione (detenuto da banche centrali e privati). Occorrono più di 50 anni - al tasso di estrazione odierno - per raddoppiare le scorte in circolazione, rendendo di fatto l'oro una merce rara.

PlanB ipotizza che Bitcoin, considerato da molti l'oro digitale, possa seguire questo rapporto tra quantità in circolazione e quantità estratta nell'anno, e propone un piano cartesiano (con asse logaritmico in entrambi gli assi X e Y) dove la crescita di Bitcoin su il tempo segue una crescita descrivibile da una retta di regressione (con formula legge di potenza).

I rimbalzi riscontrati ogni quattro anni circa sono dovuti al dimezzamento, ovvero al dimezzamento della remunerazione prevista per ogni blocco minato. Il protocollo di Bitcoin prevede che ogni 210,000 blocchi ci sia un dimezzamento del numero di Bitcoin assegnato a ciascun blocco al miner che vince il test crittografico.

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Probabilmente, Satoshi Nakamoto, quando pensava al fenomeno dell'halving, aveva fatto così per ipotizzare un raddoppio del prezzo ogni quattro anni. Nel frattempo, PlanB ha dimostrato che nei primi 10 anni di storia, Bitcoin si è mosso attorno a una funzione esponenziale, il che significa che ad ogni dimezzamento, il prezzo aumenta di dieci volte invece di raddoppiare.

Motivo #1

La prima ragione è la seguente: possiamo davvero supporre che Bitcoin raggiungerà un valore di 1 miliardo di dollari intorno al 2039?

Un miliardo per Bitcoin significherebbe che la capitalizzazione raggiungerebbe circa $20,000 trilioni, “solo” 130 volte il valore attuale dei mercati azionari. Senza contare che negli anni successivi il valore, secondo questo modello, sarebbe destinato a decuplicarsi.

Ovviamente questo è inconcepibile, anche e soprattutto per i prossimi due punti.

Motivo #2

Il secondo motivo è che il modello non tiene in considerazione la domanda ma solo la scarsità, e Bitcoin ormai non è più l'unico crypto asset in circolazione. Il suo dominio sta diminuendo a causa dei numerosi progetti emergenti che inevitabilmente attirano l'attenzione (e gli investimenti) lontano dall'oro digitale.

Infatti, è proprio la mancata considerazione dell'effetto derivante dalla domanda che rende incompleto il modello stock to flow; un bene scarso ha valore se le persone lo vogliono acquistare. Un quadro di autore ignoto, anche se bello e pur appartenendo a una raccolta di pochi quadri, non vale nulla se non c'è interesse che nasce da chi lo vuole possedere.

Ne ho discusso nel mio articolo qualche mese fa, quando ho proposto un modello di previsione Bitcoin basato sulla domanda anziché sulla scarsità. Secondo questo modello, perché Bitcoin possa valere un miliardo, ci vorrebbero circa quattro trilioni di portafogli in circolazione, uno scenario abbastanza inconcepibile.

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Motivo #3

La terza ragione deriva dalla stessa costruzione stock-to-flow.

Se invece di fare la regressione dall'inizio ad oggi, supponessimo di averla fatta alla fine di ogni periodo prima del dimezzamento, la regressione sarebbe sempre stata diversa.

Se avessimo calcolato il flusso delle scorte alla fine del primo halving, le previsioni sarebbero state di raggiungere la capitalizzazione dei diamanti a livello mondiale già a settembre 2016. Tuttavia, alla fine del secondo halving, ad agosto 2016, la retta di regressione ha indicato che la capitalizzazione di Bitcoin raggiungerà quella dell'oro nel 2021 mentre siamo ancora a un decimo della strada.

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Quindi, il percorso di Bitcoin nel piano cartesiano a doppio asse logaritmico, proposto da PlanB, molto probabilmente non può essere considerato una retta ma una curva (con una descrizione matematica ancora da studiare) che tende ad appiattirsi nel tempo, invalidando di fatto la previsione eccessivamente ottimistica del modello stock-to-flow proposto da PlanB.

Questo articolo non contiene consigli o raccomandazioni di investimento. Ogni mossa di investimento e trading comporta dei rischi e i lettori dovrebbero condurre le proprie ricerche quando prendono una decisione.

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Daniele Berardi è un imprenditore seriale alla continua ricerca di innovazione. È il fondatore di Diaman, un gruppo dedicato allo sviluppo di strategie di investimento redditizie che ha recentemente emesso con successo il PHI Token, una valuta digitale con l'obiettivo di fondere la finanza tradizionale con le criptovalute. Il lavoro di Bernardi è orientato allo sviluppo di modelli matematici che semplifichino i processi decisionali di investitori e family office per la riduzione del rischio. Bernardi è anche presidente della rivista di investitori Italia SRL e Diaman Tech SRL ed è amministratore delegato della società di gestione patrimoniale Diaman Partners. Inoltre, è il gestore di un hedge fund di criptovalute. È l'autore di La genesi delle risorse crittografiche, un libro sulle risorse crittografiche. È stato riconosciuto come “inventore” dall'Ufficio Brevetti Europeo per il suo brevetto europeo e russo relativo al campo dei pagamenti mobili.

Fonte: https://cointelegraph.com/news/three-reasons-why-planb-s-stock-to-flow-model-is-not-reliable