Fed: Jerome Powell resta aggressivo sull'inflazione

Al Riksbank International Symposium, il presidente della Fed Jerome Powell accenna senza giri di parole che anche per il 2023 ci saranno rialzi dei tassi probabilmente fino al 5% e che l'azione della Fed non si fermerà a prescindere dal quadro macro. 

Il 2023 inizia così come si era concluso il 2022: in attesa dei dati sull'IPC, Jerome Powell, presidente della Fed statunitense, interviene durante il keynote speech svedese parlando della lotta all'inflazione come di un problema che richiede misure coraggiose in grado di andare contro l'opinione pubblica per essere efficace. 

I Federal Reserve Il presidente è consapevole dei problemi che comporta il riallineamento dei prezzi attraverso l'azione sui tassi, ma è un male necessario per la salute dell'economia statunitense e indirettamente dell'intero pianeta. 

Dopo il discorso di Stoccolma alla Riksbank con toni da vero falco di politica economica, le borse in Europa chiudono deboli e Milano perde così lo 0.08%, intanto Schnabel della Banca centrale europea sulla falsariga di quanto afferma il massimo esponente economico statunitense che i tassi devono ancora salire molto perché i problemi non si risolvono da soli. 

I mercati azionari, ricordando le fatiche subite nell'ultimo anno nel combattere il grande male dell'inflazione, non hanno stappato lo champagne alle parole del presidente dell'ente economico americano. 

Nel 2022, complessivamente, tassi di interesse sono stati aumentati di oltre il 4% per un importo di 75 punti base e 50 punti base. 

I presidenti della Federal Reserve ad Atlanta e San Francisco ieri hanno affermato di ritenere che i tassi dovranno toccare almeno il 5% per raggiungere un ragionevole livello di efficacia e sicurezza prima di potersi prendere una pausa. 

Le parole di Powell e quelle dei presidenti locali dell'organo di politica monetaria hanno avuto eco nelle borse di tutto il mondo con l'unico dato in controtendenza di Tokyo che sale dello 0.78%.

Le parole del presidente della Fed Jerome Powell

L'Europa risente molto delle dichiarazioni rilasciate al Simposio internazionale organizzato dalla Riksbank, dove Powell ha spiegato come misure economiche e politica debbano fare le proprie scelte in autonomia e senza che l'una interferisca con l'altra e viceversa. 

La stabilità dei prezzi è il vero obiettivo a cui tendere, nonostante i sacrifici fatti e da fare siano così importanti perché da essa dipende il tessuto economico del Paese. 

Secondo Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea ai microfoni del simposio:

“per risolvere l'attuale problema dell'inflazione, le condizioni di finanziamento dovranno diventare restrittive in modo da rallentare la crescita della domanda aggregata, necessaria per ridurre la pressione al rialzo sui prezzi che è derivata dal danno duraturo alla capacità produttiva dell'area dell'euro causato dall'euro la crisi energetica. È essenziale restare fedeli agli obiettivi statutari e resistere alla tentazione di ampliare il nostro campo d'azione di fronte ad altri importanti problemi sociali”.

In giro per il mondo gli echi degli interventi svedesi dell'élite finanziaria mondiale hanno avuto i loro effetti e così ad esempio il principale indice azionario italiano, il Ftse 100 chiude male perdendo lo 0.40% del suo valore a 7,693.70 punti (Ftse Mib -0.08%) il Dax di Francoforte perde lo 0.15% a 14,770.45 punti e il Cac40 di Parigi non fa eccezione, perdendo lo 0.55% a 6,869.14 punti. 

Lo spread tra il Bund tedesco e il suo omologo italiano (BTP) sta scendendo bruscamente a 191 punti base mentre l'effetto sul decennale italiano è che il valore balza al 10%. 


Fonte: https://en.cryptonomist.ch/2023/01/11/fed-jerome-powell-remains-inflation/